Excerpt

Back to book

Capitolo 1

SETH CONSULTÒ l’orologio per la quinta volta nel giro di mezz’ora. Bryce era in ritardo, e anche se l’aveva previsto – non tutti sono cronicamente in anticipo – la paura ricorrente che qualcos’altro potesse andare storto nei suoi piani lo stava facendo sudare copiosamente. Sarebbe stato mortificato se si fosse ritrovato con due grosse chiazze umide sotto le maniche della nuova camicia Façonnable, una delle sei che Mark aveva insistito perché comprasse agli ultimi saldi di Nordstrom. Era un capo di lusso, senza dubbio, ma era da un po’ che entrambi risparmiavano, e il viaggio di tre settimane a esplorare le isole Britanniche per festeggiare i loro vent’anni di felicità insieme era una buona scusa per spendere un po’ di denaro.

Pensare al suo compagno gli fece venire un nodo allo stomaco, e Seth estrasse la confezione di pastiglie anti-acidità dalla tasca, ne prese una e la masticò distrattamente. Il sollievo fu quasi immediato, e lanciando un’ultima occhiata all’orologio corse su per le scale dirigendosi verso il bagno padronale. Prese un asciugamano e lo tenne per un po’ sotto l’acqua corrente, lo strizzò, sfilò in fretta la camicia dalla cintura e si asciugò le ascelle. Poi afferrò lo stick di deodorante che aveva lasciato sul bancone e lo passò sulle ghiandole incriminate, sperando che questa volta funzionasse. Forse Bryce avrebbe potuto consigliargli qualcos’altro. Seth usava la stessa marca di deodorante da anni e si rese conto che probabilmente esistevano almeno venti versioni rinnovate e migliorate che lui aveva ignorato in favore del suo deodorante ormai collaudato.

Sciacquò l’asciugamano, lo appese e si infilò di nuovo la camicia nei jeans sdruciti, un altro nuovo acquisto che si era concesso per far piacere a Mark. Alzò le braccia e fu felice di constatare che la camicia di cotone rosa era del tutto asciutta. Almeno quel potenziale disastro era riuscito a evitarlo.

Di ritorno nella stanza il suo sguardo corse al letto di Mark. Era spoglio, in attesa che la Goodwill venisse a ritirarlo, ma tra una cosa e l’altra Seth non aveva avuto tempo e aveva spostato l’appuntamento al ritorno dalla vacanza. La stanza sarebbe sembrata molto più grande non appena avessero tolto il secondo letto queen size, comprato in un momento di disperazione l’anno precedente. Mark non faceva altro che rigirarsi nel letto, impedendo a Seth di dormire bene. Questi non riusciva a fare niente se dormiva meno di sette ore per notte, e la situazione si era fatta sempre più difficile mano a mano che l’insonnia del compagno si aggravava.

Ricordi agrodolci di giorni ormai lontani in cui si addormentavano l’uno tra le braccia dell’altro e rimanevano così per tutta la notte perforarono i muri traballanti che Seth aveva eretto intorno al suo cuore nei giorni che erano seguiti alla morte di Mark. Strinse i denti e sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di inumidirgli gli occhi. Non poteva ancora permettersi di tornare indietro con i ricordi e rivivere i bei vecchi tempi. Il suo compito era quello di andare avanti, superare le successive tre settimane senza andare in crisi e, cosa più importante, cercare di smettere di darsi la colpa.

Un clacson suonò, facendolo sobbalzare per la sorpresa. Corse giù dalle scale, inserì l’allarme, prese le due valigie e uscì dalla porta principale. Dopo aver chiuso a doppia mandata si girò e vide l’autista della limousine in piedi accanto al bagagliaio aperto, a fumare con nonchalance una sigaretta invece di correre a prendere i bagagli. Seth mormorò un’imprecazione ma continuò a camminare lungo il vialetto. Quando giunse alla limousine rimase in attesa e fu sollevato quando l’autista capì finalmente l’antifona, spense la sigaretta sul marciapiedi e sistemò le due valigie nel bagagliaio.

“Grazie,” disse automaticamente Seth.

“Non c’è di che, signore.” L’autista non si preoccupò nemmeno di aprirgli la portiera; andò dritto verso il suo lato dell’auto e salì.

Scuotendo il capo, Seth aprì la portiera e scivolò all’interno.

“Ehi,” lo salutò Bryce, che appariva esausto.

“Sei in ritardo,” rispose freddo Seth.

“Non cominciare,” replicò l’altro. “Dovevo finire della roba in ufficio. Abbiamo un sacco di tempo per arrivare in aeroporto.”

“Lo sai cosa penso della puntualità.”

Bryce distolse gli occhi dall’iPad per un secondo. “Fai sul serio, Seth? Non abbiamo nemmeno lasciato la città e mi stai già rompendo le palle.”

Seth non poté non notare che Bryce sorrideva, divertito dalla sua nevrosi invece di dimostrarsi comprensivo. Quegli splendidi occhi azzurro mare, incorniciati da ciglia nerissime, brillavano di allegria. Quell’uomo era bello da far male, e per qualche motivo Seth aveva voglia di prenderlo a schiaffi. Mark non l’avrebbe mai torturato presentandosi in ritardo. Non era giusto.

“Smettila di prendermi in giro,” sbottò.

“Rilassati,” lo ammonì Bryce. “Avevi promesso che mi avresti lasciato un po’ di spazio se avessi accettato di accompagnarti in questo viaggio.”

“È vero, ma questo non comprendeva un cambiamento di personalità. Non sarò mai rilassato come te.”

“Dovresti proprio sforzarti di toglierti quel bastone dal culo.”

“Quale bastone?” esclamò Seth oltraggiato. “Voglio solo essere sicuro di arrivare in orario. Cosa c’è di male?”

“Oh, cavolo,” disse Bryce. “A volte dovresti proprio sentirti.”

“Perché?” domandò Seth. “Ti do sui nervi?”

Bryce sospirò e posò l’iPad. “Non mi dai sui nervi, ma prima o poi succederà se non ti sforzi di scioglierti un po’. Ti garantisco che durante il viaggio scoperai molto di più se sorridi, invece di ringhiare ogni volta che le cose non vanno come vorresti.”

“Non voglio scopare,” si irritò Seth. “Come osi suggerire una cosa del genere? Il mio povero Mark se n’è andato da appena due settimane e tu cerchi già di combinarmi un incontro. Sei disgustoso.”

“Non ti stavo suggerendo di scoparti qualcuno domani, Seth. Ma…”

“Ma cosa?”

“Staremo via per tre settimane. Ci sono un sacco di ragazzi là fuori impazienti di mostrarti il lato più gaio della vecchia Inghilterra.”

“Cosa faccio o non faccio per scaricare la tensione non sono affari tuoi.”

“Tensione?” chiese Bryce cercando di soffocare una risatina. “Vuoi chiamarla così, adesso?”

“Non so di cosa parli,” replicò Seth in tono freddo. “Non tutti ragionano con il cazzo.”

“E tu dovresti prestare più attenzione al tuo prima che si rattrappisca e cada,” suggerì Bryce prima di tornare a concentrarsi sull’iPad.

Seth era sbigottito per la svolta presa da quella conversazione. Non era mai stato tipo da discutere della sua vita sessuale, specialmente ora che Mark non c’era più. Sarebbe stato come violare una tomba o cose del genere. Bryce non aveva alcuna decenza? Come gli era saltato in mente di chiedergli di accompagnarlo in quel viaggio?

Avrebbe dovuto accettare la sconfitta dopo che la compagnia di crociera lo aveva informato che non avrebbe ricevuto alcun rimborso, a prescindere dalle circostanze. Mark non aveva voluto acquistare una protezione in caso di annullamento del viaggio e le penali aumentavano mano a mano che si avvicinava la data della partenza. Sperare di ricevere dei soldi indietro a due settimane dall’inizio della crociera era inutile. Il massimo che la compagnia poteva fare era accettare qualcun altro al posto di Mark, e forse il nuovo ospite sarebbe stato disposto a rimborsare Seth del denaro che il suo compagno aveva speso per la sua parte di viaggio.

Dopo aver parlato del problema con lo psichiatra, una nuova aggiunta nella vita di Seth visti gli avvenimenti recenti, questi lo aveva incoraggiato a chiedere a un amico o a un membro della famiglia. Non c’era nessuno a cui poterlo chiedere tra i famigliari più vicini, visto che Seth era figlio unico. Inoltre, anche se avesse avuto dei fratelli o un migliore amico, quale persona sana di mente sarebbe stata disposta a trasformarsi in un muro del pianto per le successive tre settimane? Seth non nutriva alcun dubbio che avrebbe fatto attraversare al suo accompagnatore momenti bui e crisi di pianto. D’impulso lo aveva domandato a Bryce McFarland, che era un compagno di palestra di Mark da parecchio tempo. Si erano conosciuti anni prima, ma avevano parlato raramente. Bryce era un imprenditore di successo e poteva facilmente permettersi di rimborsare i cinquemila dollari che Seth non avrebbe più rivisto se avesse optato per partire da solo. Aveva riflettuto che partire con un estraneo avrebbe potuto mettere una diga al suo lato melodrammatico. Ciò che non aveva preso in considerazione, però, erano le loro personalità. Avevano entrambi quarantasette anni, ma erano radicalmente diversi in ogni aspetto importante.

Anni prima Mark aveva accennato al fatto che Bryce fosse il tipico dongiovanni seriale con problemi a impegnarsi. Usciva raramente con lo stesso uomo per due volte di fila, e chiunque avesse superato i trentacinque anni non meritava nemmeno una seconda occhiata. A Bryce piacevano giovani, scemi e un po’ facili. Inoltre era affascinante, colto e bellissimo, una combinazione vincente che alimentava la sua dipendenza da incontri casuali. Da allora era cambiato o era rimasto il solito immaturo?

Seth, al contrario, credeva nel vero amore e aveva pianificato di trascorrere il resto della vita insieme a Mark, fino a quando il fato e una boccetta di sonniferi non avevano distrutto il suo sogno. Era difficile per lui accettare che fosse finita, e per di più in maniera così repentina. Otto mesi prima erano stati al settimo cielo, intenti a pianificare la crociera di tre settimane per la quale avevano risparmiato per anni. Seth aveva sempre depositato in banca gli assegni dei diritti ottenuti grazie alla sua carriera da scrittore di successo, e la coppia sfruttava lo stipendio da farmacista di Mark per le spese quotidiane. Avevano impiegato più tempo del previsto per guadagnare il denaro necessario, ma avevano giurato che avrebbero pagato il viaggio senza utilizzare carte di credito e così era stato.

Fino a quando non era cominciata la depressione. All’inizio era stata insidiosa, e Seth non aveva notato i cambiamenti nel suo compagno fino a quando non erano stati evidenti. La perdita di peso, l’apatia e l’insonnia erano solo alcuni dei sintomi che aveva ignorato. Mark trascorreva lunghe ore in farmacia per guadagnare dagli straordinari e avere così abbastanza denaro da spendere per lo shopping quando sarebbero stati in vacanza, e Seth non aveva notato niente di insolito quando Mark tornava a casa tardi. Faceva parte del loro piano, dopotutto, e non c’era motivo di credere che qualcosa stesse andando storto.

Avrebbe dovuto cominciare a prestare attenzione quando Mark non aveva nemmeno voluto guardare le gite offerte dalla nave da crociera. Scegli tu, Seth. So che farai la cosa giusta.

E lui lo aveva fatto. Aveva scandagliato internet ogni sera per farsi un’idea dei luoghi e soppesare i costi, visto che alcune gite avevano una tariffa quasi oltraggiosa. Non aveva notato quando a Mark cadeva qualcosa in cucina, perché aveva il naso affondato in un manoscritto o gli occhi incollati allo schermo del computer. Scrivere era la sua vita, e lo faceva ormai da anni. Come avrebbe potuto sapere che il suo compagno era in crisi e si sentiva così male fisicamente che a malapena riusciva ad attraversare la stanza senza inciampare?

Aveva preso il suicidio di Mark come un fallimento personale, nonostante l’affettuosa lettera d’addio. In quanto farmacista, Mark aveva accesso ai farmaci e gli era stato facile sottrarne qualcuno qua e là e metterne da parte abbastanza per una dose letale. Era sempre stato favorevole al suicidio assistito, mentre Seth vi si opponeva con fervore. Se Mark si fosse preoccupato di spiegargli cosa stava succedendo, Seth avrebbe potuto rivedere le sue posizioni e riconoscere che morire di propria mano era preferibile a continuare a vivere perdendo la dignità giorno dopo giorno.

Pensavo che saremmo riusciti a intraprendere quest’ultimo viaggio, Seth. La mia idea era di lasciarti con tanti bei ricordi a cui aggrapparti, ma ultimamente le mie gambe stanno cedendo. Non avrei mai potuto fare le gite senza una sedia a rotelle, e preferirei morire che rovinarti la vacanza. Riesco a sentirti mentre mi sgridi per essermi tirato indietro così, ma devi capire che ero davvero convinto che la malattia non sarebbe degenerata prima del nostro rientro dall’Europa. Sfortunatamente sembra che io sia affetto da una forma aggressiva di SLA, quella che ti invade il corpo come un’orda di locuste, lasciandosi dietro nient’altro che distruzione. Se questa maledetta malattia non ti è familiare, cerca su Google Lou Gehrig e leggi la sua storia. Non c’è cura e io non posso sopportarla un secondo di più. Non ho intenzione di litigare con te sui pro e i contro del prendere in mano la situazione. Lo sai cosa ne penso della questione. So che tu non lo accetteresti mai. Per favore, perdonami. Sei l’amore della mia vita, e abbiamo avuto la fortuna di trascorrere insieme venti meravigliosi anni. Non molti possono dire lo stesso. Mi sono occupato di tutte le questioni legali, ho firmato i documenti, perciò starai bene. La casa è completamente a nome tuo, e nessuno può portartela via (a meno che non ti dimentichi di pagare le tasse!). Mi sento meglio sapendo che avrai sempre un tetto sopra la testa, anche se il tuo prossimo libro sarà un flop (cosa che non succederà!). Abbiamo lavorato troppo duramente per le cose che abbiamo. Questa è la scelta migliore per me, e non appena avrai superato lo shock e la rabbia, ammetterai che ho ragione. Ti amo, e ti amerò per sempre.

Seth strinse forte gli occhi con un sospiro tremante mentre lottava contro quell’improvvisa ondata di emozioni. Il suo dottore lo aveva avvisato che sarebbe successo, e che avrebbe dovuto aspettarsi di essere colto alla sprovvista nei giorni e nelle settimane successive alla scomparsa di Mark. Abituarsi a una morte improvvisa era difficile come scoprire di avere una malattia incurabile. Ci voleva tempo, ed era inutile accelerare le cose e cancellare una vita di bei ricordi quando Seth non voleva fare altro che ricordare.

“Ehi,” mormorò Bryce. “Stai bene?”

Seth si girò verso il suo compagno di viaggio, che a quanto pareva era più sensibile di quanto avesse immaginato. “Stavo pensando a Mark.”

“Lo so,” disse Bryce. Prese la mano di Seth e la strinse con gentilezza. “Sarebbe felice di sapere che stai partendo per questo viaggio.”

“Lo pensi davvero?” chiese Seth, cercando disperatamente di trattenere le lacrime. Gli tremava il labbro e lo morse forte per evitare di rendersi ridicolo.

“Continuava a ripetermi quanto tu fossi impaziente di visitare i luoghi romantici di cui scrivi nei tuoi libri.”

“Volevo che Mark fosse con me.”

“Sarà con te nello spirito.”

“Ci credi davvero, Bryce?”

“Certo.”

“Racconti proprio un sacco di palle.”

Bryce rise. “Lo giuro su Dio. Se c’è qualcuno che merita un fantasma innamorato, quello sei tu.”

“Non sono sicuro di questa cosa del fantasma. Non è il mio genere.”

“Come vuoi, amico. Faremo in modo che questa vacanza sia un vero successo e renderemo Marky orgoglioso del tuo comportamento da bravo soldatino.”

“Non chiamarlo Marky,” lo ammonì Seth. “Odiava quel soprannome.”

“Come mai non me l’ha mai detto?”

“Era più gentile di me.”

“Di sicuro era meno rompiscatole,” fece notare Bryce.

“Secondo te vorrebbe davvero che io mi divertissi?”

“Assolutamente.”

“Mi sento così in colpa.”

“Perché sei vivo?” domandò Bryce, inarcando un sopracciglio. “Non fare lo stupido. Vorrebbe che tu fossi felice.”

“Come fai a saperlo?”

“Me l’ha detto un miliardo di volte.”

“Davvero?”

“Sì. Adesso chiudi il becco e lasciami finire queste e-mail.”

Quando arrivarono all’aeroporto O’Hare, fermarono un facchino, che impilò le loro quattro valigie sul carrello e le trasportò fino al Virgin Atlantic. Sarebbero rimasti a Londra per due giorni prima di imbarcarsi sulla nave da crociera a Southampton, e Seth era impaziente di esplorare la città che fino a quel momento aveva solo descritto nei suoi romanzi.

Dopo aver ritirato le carte d’imbarco e superato i controlli di sicurezza, decisero di fare uno spuntino leggero. Seth mangiò uno yogurt, mentre Bryce prese una birra e un trancio di pizza.

“Mangi sempre così?” domandò Seth, guardando con disgusto il concentrato di carboidrati sul piatto di Bryce.

“Già.”

“Lo sai che quella roba ti ammazzerà nel giro di pochi anni.”

“Non controllare la mia dieta,” disse Bryce dopo aver inghiottito.

“Era tanto per dire.”

“Puoi pensare tutto quello che vuoi, ma tieniti le tue opinioni per te.”

“Mangerai anche sull’aereo?” domandò Seth.

“Certo.”

“Ma come fai?”

Bryce gli lanciò un’occhiataccia. “Wilder…”

“Scusa.” Seth sospirò ed estrasse il Kindle dalla tasca della giacca. Sarebbero state le tre settimane più lunghe della sua vita, e si domandò di nuovo come sarebbe riuscito a sopravvivere. La mancanza di Mark sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi. Avere a che fare con Bryce ventiquattr’ore al giorno, sette giorni su sette era la vera sfida.

Quando salirono sull’aereo e allacciarono le cinture, un giovane uomo in uniforme rossa e bianca percorse il corridoio con un vassoio di bevande. Bryce si sollevò di scatto e Seth interruppe la lettura per guardare l’assistente di volo. Era carino, alla maniera generica in cui lo sono tutti i toy boy. I capelli ben acconciati e la personalità spumeggiante trasudavano sex appeal. Bryce stava praticamente scodinzolando mentre lo abbordava.

Seth non aveva mai frequentato uomini del genere prima, e non riusciva a decidere se il viaggio sarebbe stato divertente o mortalmente fastidioso. Da un lato si sarebbe distratto dal ricordo di Mark per qualche ora al giorno e avrebbe scoperto qualcosa sul nuovo – e a volte pericoloso – mondo degli appuntamenti online. D’altro canto avrebbe vissuto fianco a fianco con qualcuno che non aveva quasi alcun controllo sulla propria libidine. Seth non era sicuro di come avrebbe affrontato quell’aspetto. Probabilmente avrebbero finito per odiarsi, e lui si sarebbe pentito della decisione impulsiva di chiedere a Bryce di accompagnarlo, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Non poteva fare altro che allacciare le cinture e sperare di sopravvivere a quel viaggio travagliato.